Giacomo Pernigotti / Testi latini antichi / Cicerone
Liceo G. Peano Tortona
Catilinarie 1.2.
Giacomo Pernigotti / Testi latini antichi / Cicerone
- Created on 2021-04-23 00:34:16
- Translated by Matilde Gatti, Marco Destefanis
- Aligned by Giacomo Pernigotti
Latin
italiano
http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus:abo:phi,0474,013:1:2
O tempora , o mores ! senatus haec intellegit , consul videt ; hic tamen vivit . vivit ? immo vero etiam in senatum venit , fit publici consili particeps , notat et designat oculis ad caedem unum quemque nostrum . nos autem fortes viri satis facere rei publicae videmur , si istius furorem ac tela vitamus . ad mortem te , Catilina , duci iussu consulis iam pridem oportebat , in te conferri pestem quam tu in nos omnis iam diu machinaris .
Che
tempi
,
che
costumi
!
Il
senato
capisce
queste
cose
,
il
console
le
vede
;
costui
tuttavia
vive
.
Vive
?
Ma
anzi
,
viene
persino
in
senato
,
diviene
partecipe
delle
decisioni
pubbliche
,
indica
e
designa
con
cenni
degli
occhi
alla
morte
ciascuno
di
noi
.
A
noi
uomini
forti
sembra
invece
di
aver
fatto
abbastanza
per
lo
Stato
,
se
di
costui
evitiamo
l’ira
e
le
armi
.
Bisognava
che
tu
alla
morte
,
o
Catilina
,
fossi
condotto
per
ordine
del
console
già
da
un
pezzo
e
far
cadere
su
di
te
la
rovina
che
tu
prepari
già
da
lungo
tempo
in
tutti
noi
.
Cicerone, Verrine, 4
Giacomo Pernigotti / Testi latini antichi / Cicerone
- Created on 2021-04-26 18:47:05
- Translated by Garcia Hollmann, Guerra, Baci
- Aligned by Giacomo Pernigotti
Latin
italiano
https://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.02.0010%3Atext%3DCatil.%3Aspeech%3D1%3Achapter%3D2%3Asection%3D4
Decrevit quondam senatus , ut L . Opimius consul videret , ne quid res publica detrimenti caperet ;
nox nulla intercessit ; interfectus est propter quasdam seditionum suspiciones C . Gracchus ,
clarissimo patre , avo , maioribus , occisus est cum liberis M . Fulvius consularis .
Simili senatus consulto C . Mario et L . Valerio consulibus est permissa res publica ; num unum diem postea L . Saturninum tribunum pl . et C . Servilium praetorem mors ac rei publicae poena remorata est ? At [ vero ] nos vicesimum iam diem patimur hebescere aciem horum auctoritatis .
Habemus enim huiusce modi senatus consultum , verum inclusum in tabulis tamquam in vagina reconditum , quo ex senatus consulto confestim te interfectum esse , Catilina , convenit . Vivis , et vivis non ad deponendam , sed ad confirmandam audaciam . Cupio , patres conscripti , me esse clementem , cupio in tantis rei publicae periculis me non dissolutum videri , sed iam me ipse inertiae nequitiae que condemno .
nox nulla intercessit ; interfectus est propter quasdam seditionum suspiciones C . Gracchus ,
clarissimo patre , avo , maioribus , occisus est cum liberis M . Fulvius consularis .
Simili senatus consulto C . Mario et L . Valerio consulibus est permissa res publica ; num unum diem postea L . Saturninum tribunum pl . et C . Servilium praetorem mors ac rei publicae poena remorata est ? At [ vero ] nos vicesimum iam diem patimur hebescere aciem horum auctoritatis .
Habemus enim huiusce modi senatus consultum , verum inclusum in tabulis tamquam in vagina reconditum , quo ex senatus consulto confestim te interfectum esse , Catilina , convenit . Vivis , et vivis non ad deponendam , sed ad confirmandam audaciam . Cupio , patres conscripti , me esse clementem , cupio in tantis rei publicae periculis me non dissolutum videri , sed iam me ipse inertiae nequitiae que condemno .
Decretò
un
tempo
il
Senato
di
affidare
al
console
Lucio
Opimio
il
compito
di
vigilare
sulla
situazione
dello
Stato
.
Non passò una notte ; venne ucciso Caio Gracco , per quanto suo padre , suo nonno fossero illustri cittadini , solo per i sospetti di sovversione , ( anche l ' ex ) console Marco Fulvio fu ucciso insieme ai figli .
Con un analogo decreto del senato furono affidati le sorti della repubblica ai consoli Caio Mario e Lucio Valerio : Si ritardò forse di un solo giorno l ' esecuzione del tribuno della plebe Lucio Saturnino e del pretore Caio Servilio ?
Tutto il contrario facciamo noi , che lasciamo che si spunti- oggi è già il ventesimo giorno- la spada di questi padri coscritti .
Anche noi disponiamo di un decreto del Senato di questo genere qui , ma è chiuso in archivio , come una spada nel fodero .
In applicazione a questo decreto dovresti essere già morto , Catilina , riuniti . Invece sei vivo . Sei vivo non per rinunciare alla tua temerità , ma per darle maggior vigore ! Desidero , padri coscritti , esser clemente , ma desidero che non si pensi che sottovaluto ( la situazione ) di estremo pericolo in cui versa lo Stato , perciò sono il primo ad accusarmi di inerzia e di debolezza
Non passò una notte ; venne ucciso Caio Gracco , per quanto suo padre , suo nonno fossero illustri cittadini , solo per i sospetti di sovversione , ( anche l ' ex ) console Marco Fulvio fu ucciso insieme ai figli .
Con un analogo decreto del senato furono affidati le sorti della repubblica ai consoli Caio Mario e Lucio Valerio : Si ritardò forse di un solo giorno l ' esecuzione del tribuno della plebe Lucio Saturnino e del pretore Caio Servilio ?
Tutto il contrario facciamo noi , che lasciamo che si spunti- oggi è già il ventesimo giorno- la spada di questi padri coscritti .
Anche noi disponiamo di un decreto del Senato di questo genere qui , ma è chiuso in archivio , come una spada nel fodero .
In applicazione a questo decreto dovresti essere già morto , Catilina , riuniti . Invece sei vivo . Sei vivo non per rinunciare alla tua temerità , ma per darle maggior vigore ! Desidero , padri coscritti , esser clemente , ma desidero che non si pensi che sottovaluto ( la situazione ) di estremo pericolo in cui versa lo Stato , perciò sono il primo ad accusarmi di inerzia e di debolezza
Cicerone, Verrine 2,5,27
Giacomo Pernigotti / Testi latini antichi / Cicerone
- Created on 2021-04-27 16:26:13
- Translated by Vacchini e Rabozzi
- Aligned by Giacomo Pernigotti
Latin
italiano
Cum autem ver esse coeperat – cuius initium iste non a Favonio neque ab aliquo astro notabat , sed cum rosam viderat tum incipere ver arbitrabatur— dabat se labori atque itineribus ; in quibus eo usque se praebebat patientem atque impigrum ut eum nemo umquam in equo sedentem viderit . Nam , ut mos fuit Bithyniae regibus , lectica octaphoro ferebatur , in qua pulvinus erat perlucidus Melitensis1 rosa fartus ; ipse autem coronam habebat unam in capite , alteram in collo , reticulumque ad naris sibi admovebat tenuissimo lino , minutis maculis , plenum rosae . Sic confecto itinere cum ad aliquod oppidum venerat , eadem lectica usque in cubiculum deferebatur . Eo veniebant Siculorum magistratus , veniebant equites Romani , id quod ex multis iuratis audistis ; controversiae secreto deferebantur , paulo post palam decreta auferebantur . Deinde ubi paulisper in cubiculo pretio non aequitate iura discripserat , Veneri iam et Libero reliquum tempus deberi arbitrabatur .
Non appena la primavera era iniziata poi – l’inizio di questa egli lo notava non dallo zefiro o da qualche costellazione , ma quando aveva visto una rosa allora vedeva la primavera iniziare – si dedicava al lavoro e ai viaggi ; nei quali si dimostrava tanto paziente e solerte che nessuno lo vide mai seduto su un cavallo . Infatti , come era la consuetudine dei re di Bitinia , veniva trasportato su una lettiga portata da otto uomini , nella quale vi era un cuscino trasparente di stoffa di Malta imbottito di rosa ; lui poi aveva una corona in testa e un’altra al collo e avvicinava alle narici una reticella di finissimo lino , dalle maglie fitte , piena di rosa . Avendo così viaggiato , dopo che era giunto in qualche città , veniva trasportato , nello stesso modo in lettiga , fino alla camera da letto . Lì si recavano il magistrato dei Siciliani , si recavano i cavalieri romani , ciò che avete appreso da molti chiamati a testimoniare ; venivano sottoposte in segreto le controversie , poco dopo venivano portate fuori alla luce del sole le decisioni . Successivamente non appena ( per ) un po’ ( di tempo ) in camera aveva assegnato i diritti in base al denaro e non all’equità , riteneva ormai suo dovere dedicare il tempo rimanente a Venere e a Bacco .
Catilinarie 1.3
Giacomo Pernigotti / Testi latini antichi / Cicerone
- Created on 2021-04-28 18:51:43
- Modified on 2021-05-19 12:45:35
- Translated by Martina Marchese
- Aligned by Giacomo Pernigotti
Latin
italiano
https://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus:text:1999.02.0010:text=Catil.
an vero vir amplissimus , P . Scipio , pontifex maximus , Ti . Gracchum mediocriter labefactantem statum rei publicae privatus interfecit : Catilinam orbem terrae caede atque incendiis vastare cupientem nos consules perferemus ? nam illa nimis antiqua praetereo , quod C . Servilius Ahala Sp . Maelium novis rebus studentem manu sua occidit . fuit , fuit ista quondam in hac re publica virtus ut viri fortes acrioribus suppliciis civem perniciosum quam acerbissimum hostem coercerent . habemus senatus consultum in te , Catilina , vehemens et grave , non deest rei publicae consilium neque auctoritas huius ordinis : nos , nos , dico aperte , consules desumus .
Ma
veramente
un
uomo
molto
illustre
,
Publio
Scipione
,
pontefice
massimo
,
privato
cittadino
uccise
Tiberio
Gracco
che
leggermente
faceva
vacillare
la
condizione
dello
stato
:
noi
consoli
sopporteremo
Catilina
che
desidera
devastare
il
pianeta
terra
con
trage
e
incendi
?
Infatti
trascuro
quelle
cose
troppo
antiche
ovvero
che
Caio
Servilio
Ahala
uccise
di
sua
mano
Spurio
Melio
che
aspirava
a
cose
nuove
.
Ci
fu
,
ci
fu
un
tempo
in
questo
Stato
una
virtù
tale
che
gli
uomini
forti
punivano
un
cittadino
dannoso
con
pene
più
dure
di
un
nemico
durissimo
.
Abbiamo
la
decisione
del
senato
contro
te
,
Catilina
,
forte
e
autorevole
,
non
mancano
allo
stato
il
consiglio
e
l’autorevolezza
di
questo
ordine
:
noi
,
noi
,
dico
apertamente
,
noi
consoli
manchiamo
.
Cicerone, Verrine 1.1 (Prof.)
Giacomo Pernigotti / Testi latini antichi / Cicerone
- Created on 2021-07-02 16:39:20
- Modified on 2021-07-14 13:04:30
- Translated by Giacomo Pernigotti
- Aligned by Giacomo Pernigotti
Latin
italiano
Quod erat optandum maxime , iudices , et quod unum ad invidiam vestri ordinis infamiamque iudiciorum sedandam maxime pertinebat , id non humano consilio , sed prope divinitus datum atque oblatum vobis summo rei publicae tempore videtur . Inveteravit enim iam opinio perniciosa rei publicae , vobisque periculosa , quae non modo apud populum Romanum , sed etiam apud exteras nationes , omnium sermone percrebruit : his iudiciis quae nunc sunt , pecuniosum hominem , quamvis sit nocens , neminem posse damnari . Nunc , in ipso discrimine ordinis iudiciorumque vestrorum , cum sint parati qui contionibus et legibus hanc invidiam senatus inflammare conentur , reus in iudicium adductus est C . Verres , homo vita atque factis omnium iam opinione damnatus , pecuniae magnitudine sua spe et praedicatione absolutus . Huic ego causae , iudices , cum summa voluntate et expectatione populi Romani , actor accessi , non ut augerem invidiam ordinis , sed ut infamiae communi succurrerem . Adduxi enim hominem in quo reconciliare existimationem iudiciorum amissam , redire in gratiam cum populo Romano , satis facere exteris nationibus , possetis ; depeculatorem aerari , vexatorem Asiae atque Pamphyliae , praedonem iuris urbani , labem atque perniciem provinciae Siciliae . De quo si vos vere ac religiose iudicaveritis , auctoritas ea , quae in vobis remanere debet , haerebit ; sin istius ingentes divitiae iudiciorum religionem veritatemque perfregerint , ego hoc tam adsequar , ut iudicium potius rei publicae , quam aut reus iudicibus , aut accusator reo , defuisse videatur .
Sembra
che
l’occasione
che
soprattutto
si
doveva
scegliere
,
o
giudici
,
e
che
sola
era
utile
a
placare
l’ostilità
del
vostro
ordine
e
il
discredito
dei
giudici
,
non
fosse
data
da
una
decisione
umana
,
ma
quasi
da
una
volontà
divina
,
e
fosse
stata
offerta
a
voi
nel
più
critico
momento
della
repubblica
.
Infatti
ormai
questa
opinione
dannosa
per
la
repubblica
pericolosa
per
voi
,
che
va
spargendosi
non
solo
presso
il
popolo
romano
,
ma
anche
presso
le
nazioni
estere
mediante
il
vociare
di
tutti
,
si
è
radicata
:
che
in
questi
processi
che
ora
vi
sono
,
nessun
uomo
provvisto
di
denaro
,
sebbene
sia
dannoso
per
lo
stato
,
possa
essere
condannato
.
Ora
,
nella
crisi
stessa
dell’ordine
e
dei
vostri
giudici
,
essendo
preparati
coloro
che
tentano
di
infiammare
questa
ostilità
del
senato
mediante
assemblee
e
proposte
di
legge
,
fu
addotto
in
giudizio
l’imputato
Caio
Verre
,
uomo
già
condannato
dalla
vita
e
dalle
azioni
secondo
l’opinione
di
tutti
,
assolto
secondo
la
sua
speranza
e
il
suo
parlare
per
la
sua
grande
quantità
di
denaro
.
Io
,
giudici
,
mi
sono
presentato
come
pubblico
ministero
di
questa
causa
,
con
grandissimo
volere
e
aspettativa
del
popolo
romano
,
non
per
accrescere
l’ostilità
dell’ordine
senatorio
,
ma
per
venire
in
aiuto
al
discredito
comune
.
Ho
infatti
addotto
in
giudizio
un
uomo
mediante
il
quale
potete
ristabilire
la
perduta
fama
dei
giudici
,
ritornare
in
grazia
con
il
popolo
romano
,
fare
abbastanza
per
le
nazioni
estere
,
un
uomo
ladro
dell’erario
,
tormentatore
in
Asia
e
Panfilia
,
predone
della
giustizia
urbana
della
giustizia
amministrata
da
lui
come
pretore
urbano
,
rovina
e
danno
della
provincia
di
Sicilia
.
E
se
voi
vi
pronuncerete
in
modo
veritiero
e
diligente
sulla
qual
cosa
,
rimarrà
saldo
quel
potere
che
deve
restare
in
voi
;
se
invece
le
ingenti
ricchezze
infrangeranno
lo
scrupolo
e
la
veridicità
delle
sentenze
,
io
raggiungerò
lo
scopo
in
modo
tale
che
sembri
che
sia
mancato
giudizio
più
alla
repubblica
,
che
all’imputato
in
giudizio
o
all’accusatore
dell’imputato
.
Cicerone, Laelius de amicitia
Giacomo Pernigotti / Testi latini antichi / Cicerone
- Created on 2021-08-22 11:38:25
- Translated by Mogni Vittoria, Radogna Maria, Bottone Elena, Cunsolo Marta
- Aligned by Giacomo Pernigotti
Latin
italiano
Sed hoc primum sentio , nisi in bonis amicitiam esse non posse ; neque id ad vivum reseco , ut illi qui haec subtilius disserunt , fortasse vere , sed ad communem utilitatem parum ; negant enim quemquam esse virum bonum nisi sapientem . Sit ita sane ; sed eam sapientiam interpretantur quam adhuc mortalis nemo est consecutus , nos autem ea quae sunt in usu vitaque communi , non ea quae finguntur aut optantur , spectare debemus . Numquam ego dicam C . Fabricium , M ' . Curium , Ti . Coruncanium , quos sapientes nostri maiores iudicabant , ad istorum normam fuisse sapientes . Quare sibi habeant sapientiae nomen et invidiosum et obscurum ; concedant ut viri boni fuerint . Ne id quidem facient , negabunt id nisi sapienti posse concedi .
Ma
questo
innanzitutto
credo
,
che
l’amicizia
non
vi
può
essere
se
non
tra
i
buoni
;
e
non
intendo
la
cosa
in
senso
stretto
,
come
quelli
che
ne
discutono
con
più
sottigliezza
,
forse
correttamente
,
ma
non
abbastanza
per
l’utilità
pratica
;
dicono
,
infatti
,
che
nessuno
è
un
uomo
buono
(
negano
che
ci
sia
qualcuno
buono
)
se
non
il
saggio
.
Sia
pure
così
;
ma
intendono
quella
saggezza
che
nessun
mortale
ha
ancora
raggiunto
,
noi
invece
dobbiamo
guardare
a
quelle
cose
che
sono
nella
pratica
e
nel
vivere
comune
,
non
quelle
che
si
immaginano
o
si
desiderano
.
Mai
io
direi
che
Caio
Fabrizio
,
Manio
Curio
,
Tiberio
Coruncanio
,
che
i
nostri
avi
ritenevano
saggi
,
siano
stati
saggi
secondo
il
criterio
di
costoro
.
Perciò
si
tengano
quel
concetto
di
saggezza
odioso
ed
incomprensibile
;
(
ma
)
ammettano
che
sono
stati
uomini
virtuosi
.
Ma
non
faranno
neppure
questo
,
sosterranno
(
negheranno
che
può
)
che
ciò
non
può
esser
concesso
se
non
al
saggio
.
Cicerone, Pro Sestio, 98
Giacomo Pernigotti / Testi latini antichi / Cicerone
- Created on 2021-08-25 16:37:55
- Modified on 2021-09-07 16:27:46
- Translated by Elena Tanzi, Cristina Guerra, Riccardo Davagnini, Paola Onofras, Chiara Baci
- Aligned by Giacomo Pernigotti
Latin
italiano
Quid est igitur propositum his rei publicae gubernatoribus quod intueri et quo cursum suum derigere debeant ? id quod est praestantissimum maximeque optabile omnibus sanis et bonis et beatis , cum dignitate otium . hoc qui volunt , omnes optimates , qui efficiunt , summi viri et conservatores civitatis putantur ; neque enim rerum gerendarum dignitate homines ecferri ita convenit ut otio non prospiciant , neque ullum amplexari otium quod abhorreat a dignitate . Huius autem otiosae dignitatis haec fundamenta sunt , haec membra , quae tuenda principibus et vel capitis periculo defendenda sunt : religiones , auspicia , potestates magistratuum , senatus auctoritas , leges , mos maiorum , iudicia , iuris dictio , fides , provinciae , socii , imperi laus , res militaris , aerarium .
Qual
è
il
fine
a
cui
devono
tendere
questi
reggitori
della
Repubblica
,
quale
l’indirizzo
del
loro
cammino
?
É
quello
che
appare
il
più
nobile
,
il
più
desiderabile
per
ogni
uomo
di
buon
senso
,
probo
fortunato
:
una
vita
tranquilla
e
dignitosa
.
Quanti
vogliono
ciò
,
sono
da
considerarsi
ottimati
;
quanti
lo
realizzano
,
uomini
di
primo
piano
e
protettori
della
città
.
Non
conviene
,
infatti
,
essere
trascinati
,
nel
gestire
gli
affari
,
da
un
senso
tale
dell’autorità
propria
che
escluda
la
quiete
dello
spirito
,
né
aggrapparsi
a
un
amor
di
quiete
siffatto
che
ripugni
alla
dignità
.
Di
questa
dignità
serena
,
ecco
le
fondamenta
,
ecco
gli
elementi
costitutivi
,
che
le
persone
più
elevate
debbono
difendere
anche
col
rischio
della
vita
:
i
principi
religiosi
,
gli
auspici
,
la
funzione
dei
magistrati
,
l’autorità
del
senato
,
le
leggi
,
la
tradizione
,
i
tribunali
,
la
giustizia
,
la
fedeltà
agli
impegni
,
le
province
,
gli
alleati
,
il
prestigio
nazionale
,
l’esercito
,
l’erario
.
Cicerone, Pro Sestio, 97
Giacomo Pernigotti / Testi latini antichi / Cicerone
- Created on 2021-08-31 15:05:19
- Modified on 2021-08-31 15:06:28
- Translated by Matilde Gatti, Martina Marchese, Marco Destefanis
- Aligned by Giacomo Pernigotti
Latin
italiano
http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.02.0014%3Atext%3DSest.%3Achapter%3D45
Quis ergo iste optimus quisque ? numero , si quaeris , innumerabiles , neque enim aliter stare possemus ; sunt principes consili publici , sunt qui eorum sectam sequuntur , sunt maximorum ordinum homines , quibus patet curia , sunt municipales rusticique Romani , sunt negoti gerentes , sunt etiam libertini optimates . numerus , ut dixi , huius generis late et varie diffusus est ; sed genus universum , ut tollatur error , brevi circumscribi et definiri potest . Omnes optimates sunt qui neque nocentes sunt nec natura improbi nec furiosi nec malis domesticis impediti . esto igitur ut ii sint , quam tu ' nationem ' appellasti , qui et integri sunt et sani et bene de rebus domesticis constituti . Horum qui voluntati , commodis , opinionibus in gubernanda re publica serviunt , defensores optimatium ipsique optimates gravissimi et clarissimi cives numerantur et principes civitatis .
Chi
sono
dunque
tutti
questi
ottimati
?
Per
quanto
riguarda
la
quantità
sono
,
se
vuoi
saperlo
,
innumerevoli
(
altrimenti
infatti
non
staremmo
in
piedi
)
:
gli
ottimati
sono
capi
politici
,
sono
coloro
che
ne
seguono
l’indirizzo
,
sono
uomini
di
ordini
maggiori
,
ai
quali
è
aperto
l’accesso
alla
curia
;
sono
cittadini
romani
dei
municipi
e
delle
campagne
,
sono
abili
negli
affari
,
sono
anche
dei
liberti
.
Il
numero
,
come
dissi
,
di
questa
categoria
è
largamente
e
variamente
diffuso
;
ma
la
tesi
generale
,
per
togliere
di
mezzo
(
ogni
)
incertezza
,
può
essere
brevemente
circoscritta
e
definita
.
Sono
ottimati
tutti
coloro
che
non
sono
malfattori
,
nè
per
natura
disonesti
né
squilibrati
,
né
impacciati
da
difficoltà
domestiche
.
Ammettiamo
dunque
che
questi
uomini
(
siano
)
rappresentino
quella
che
tu
chiamasti
«una
razza»
,
essi
sono
integri
,
moralmente
sani
,
e
caratterizzati
da
una
benestante
situazione
famigliare
.
E
coloro
che
nel
governare
lo
Stato
assecondano
la
volontà
,
gli
interessi
e
le
opinioni
di
quelli
,
difensori
degli
ottimati
ed
ottimati
essi
stessi
,
vengono
considerati
come
cittadini
autorevolissimi
e
illustrissimi
,
e
come
capi
della
città
.
Cicerone, Laelius de Amicitia, 20
Giacomo Pernigotti / Testi latini antichi / Cicerone
- Created on 2021-09-06 14:10:35
- Modified on 2021-09-06 14:36:03
- Translated by Viola Vacchini, Elena Pernigotti, Tommaso Presotto, Emma Rabozzi
- Aligned by Giacomo Pernigotti
Latin
italiano
http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Cic.+Amic.+20&fromdoc=Perseus%3Atext%3A2007.01.0040
Quanta autem vis amicitiae sit , ex hoc intellegi maxime potest , quod ex infinita societate generis humani , quam conciliavit ipsa natura , ita contracta res est et adducta in angustum ut omnis caritas aut inter duos aut inter paucos iungeretur . Est enim amicitia nihil aliud nisi omnium divinarum humanarumque rerum cum benevolentia et caritate consensio ; qua quidem haud scio an excepta sapientia nihil melius homini sit a dis immortalibus datum . Divitias alii praeponunt , bonam alii valetudinem , alii potentiam , alii honores , multi etiam voluptates . Beluarum hoc quidem extremum , illa autem superiora caduca et incerta , posita non tam in consiliis nostris quam in fortunae temeritate . Qui autem in virtute summum bonum ponunt , praeclare illi quidem , sed haec ipsa virtus amicitiam et gignit et continet nec sine virtute amicitia esse ullo pacto potest .
Inoltre
quanta
sia
la
forza
dell
'
amicizia
,
da
ciò
si
può
moltissimo
capire
,
che
a
partire
dall
'
infinita
società
del
genere
umano
,
che
la
stessa
natura
ha
messo
insieme
,
il
legame
si
fa
così
stretto
e
così
chiuso
che
tutto
l
'
affetto
si
concentra
tra
due
o
poche
persone
.
Infatti
l
'
amicizia
non
è
altro
che
un
'
intesa
su
tutto
ciò
di
divino
e
umano
con
benevolenza
e
un
profondo
affetto
;
di
esse
certo
non
so
se
esclusa
la
sapienza
è
stato
dato
agli
uomini
nulla
di
più
grande
dagli
dei
immortali
.
Alcuni
preferiscono
la
ricchezza
,
altri
la
salute
,
altri
il
potere
,
altri
le
cariche
pubbliche
,
molti
anche
il
piacere
.
Questo
è
di
certo
degno
delle
bestie
,
mentre
le
altre
cose
caduche
e
incerte
,
poiché
dipendono
non
tanto
dalla
nostra
volontà
quanto
dall’avventatezza
della
sorte
.
Chi
invece
ripone
il
bene
supremo
nella
virtù
,
certo
fa
benissimo
,
ma
quella
stessa
virtù
genera
e
preserva
l
'
amicizia
e
senza
virtù
l
'
amicizia
è
assolutamente
impossibile
.
Cicerone, Pro Sestio, 45
Giacomo Pernigotti / Testi latini antichi / Cicerone
- Created on 2021-09-10 17:32:19
- Modified on 2021-09-10 17:36:49
- Translated by Aleksandra Toporishcheva
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