cristiana caserta / Cicerone

università di Palermo

Cicerone, Contro Verre 1.1

cristiana caserta / Cicerone
  • Created on 2021-07-22 09:15:32
  • Modified on 2023-10-06 07:39:44
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Quod erat optandum maxime , iudices , et quod unum ad invidiam vestri ordinis infamiamque iudiciorum sedandam maxime pertinebat , id non humano consilio , sed prope divinitus datum atque oblatum vobis summo rei publicae tempore videtur . Inveteravit enim iam opinio perniciosa rei publicae , vobisque periculosa , quae non modo apud populum Romanum , sed etiam apud exteras nationes , omnium sermone percrebruit : his iudiciis quae nunc sunt , pecuniosum hominem , quamvis sit nocens , neminem posse damnari . Nunc , in ipso discrimine ordinis iudiciorumque vestrorum , cum sint parati qui contionibus et legibus hanc invidiam senatus inflammare conentur , reus in iudicium adductus est C . Verres , homo vita atque factis omnium iam opinione damnatus , pecuniae magnitudine sua spe et praedicatione absolutus . Huic ego causae , iudices , cum summa voluntate et expectatione populi Romani , actor accessi , non ut augerem invidiam ordinis , sed ut infamiae communi succurrerem . Adduxi enim hominem in quo reconciliare existimationem iudiciorum amissam , redire in gratiam cum populo Romano , satis facere exteris nationibus , possetis ; depeculatorem aerari , vexatorem Asiae atque Pamphyliae , praedonem iuris urbani , labem atque perniciem provinciae Siciliae . De quo si vos vere ac religiose iudicaveritis , auctoritas ea , quae in vobis remanere debet , haerebit ; sin istius ingentes divitiae iudiciorum religionem veritatemque perfregerint , ego hoc tam adsequar , ut iudicium potius rei publicae , quam aut reus iudicibus , aut accusator reo , defuisse videatur .
Sembra che l’occasione che soprattutto si doveva scegliere , o giudici , e che sola era utile a placare l’ostilità del vostro ordine e il discredito dei giudici , non fosse data da una decisione umana , ma quasi da una volontà divina , e fosse stata offerta a voi nel più critico momento della repubblica . Infatti ormai questa opinione dannosa per la repubblica pericolosa per voi , che va spargendosi non solo presso il popolo romano , ma anche presso le nazioni estere mediante il vociare di tutti , si è radicata : che in questi processi che ora vi sono , nessun uomo provvisto di denaro , sebbene sia dannoso per lo stato , possa essere condannato . Ora , nella crisi stessa dell’ordine e dei vostri giudici , essendo preparati coloro che tentano di infiammare questa ostilità del senato mediante assemblee e proposte di legge , fu addotto in giudizio l’imputato Caio Verre , uomo già condannato dalla vita e dalle azioni secondo l’opinione di tutti , assolto secondo la sua speranza e il suo parlare per la sua grande quantità di denaro . Io , giudici , mi sono presentato come pubblico ministero di questa causa , con grandissimo volere e aspettativa del popolo romano , non per accrescere l’ostilità dell’ordine senatorio , ma per venire in aiuto al discredito comune . Ho infatti addotto in giudizio un uomo mediante il quale potete ristabilire la perduta fama dei giudici , ritornare in grazia con il popolo romano , fare abbastanza per le nazioni estere , un uomo ladro dell’erario , tormentatore in Asia e Panfilia , predone della giustizia urbana della giustizia amministrata da lui come pretore urbano , rovina e danno della provincia di Sicilia . E se voi vi pronuncerete in modo veritiero e diligente sulla qual cosa , rimarrà saldo quel potere che deve restare in voi ; se invece le ingenti ricchezze infrangeranno lo scrupolo e la veridicità delle sentenze , io raggiungerò lo scopo in modo tale che sembri che sia mancato giudizio più alla repubblica , che all’imputato in giudizio o all’accusatore dell’imputato .

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Ad Atticum IX, 11A

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  • Created on 2022-07-17 16:45:02
  • Modified on 2023-10-06 07:40:20
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XI A

Scr . in Formiano XIV aut XIII Kal . Apr . an . 49 .

CICERO IMP . S . D . CAESARI IMP .

Vt legi tuas litteras quas a Furnio nostro acceperam , quibus mecum agebas ut ad urbem essem , te uelle uti " consilio et dignitate mea " minus sum admiratus ; de " gratia " et de " ope " quid significares mecum ipse quaerebam , spe tamen deducebar ad eam cogitationem ut te pro tua admirabili ac singulari sapientia de otio , de pace , de concordia ciuium agi uelle arbitrarer , et ad eam rationem existimabam satis aptam esse et naturam et personam meam . [ 2 ] Quod si ita est et si qua de Pompeio nostro tuendo et tibi ac rei publicae reconciliando cura te attingit , magis idoneum quam ego sum ad eam causam profecto reperies neminem , qui et illi semper et senatui cum primum potui pacis auctor fui nec sumptis armis belli ullam partem attigi iudicauique eo bello te uiolari contra cuius honorem populi Romani beneficio concessum inimici atque inuidi niterentur . Sed ut eo tempore non modo ipse fautor dignitatis tuae fui uerum etiam ceteris auctor ad te adiuuandum , sic me nunc Pompei dignitas uehementer mouet . Aliquot enim sunt anni cum uos duo delegi quos praecipue colerem et quibus essem , sicut sum , amicissimus . [ 3 ] Quam ob rem a te peto uel potius omnibus te precibus oro et obtestor ut in tuis maximis curis aliquid impertias temporis huic quoque cogitationi ut tuo beneficio bonus uir , gratus , pius denique esse in maximi benefici memoria possim . Quae si tantum ad me ipsum pertinerent , sperarem me a te tamen impetraturum , sed , ut arbitror , et ad tuam fidem et ad rem publicam pertinet me , et pacis et utriusque uestrum amicum , et ad uestram et ad ciuium concordiam per te quam accommodatissimum conseruari . Ego , cum antea tibi de Lentulo gratias egissem , cum ei saluti qui mihi fuerat fuisses , tum lectis eius litteris quas ad me gratissimo animo de tua liberalitate beneficioque misit , *** eandem me salutem a te accepisse quam ille . In quem si me intellegis esse gratum , cura , obsecro , ut etiam in Pompeium esse possim .
XI A

Scritta nel Formiano il 13 marzo dell’anno 705 dalla fondazione di Roma

Cicerone generale vittorioso a Cesare generale vittorioso

Quando ho letto la tua lettera che avevo ricevuto dal nostro amico Furnio , nella quale tu mi spingevi a rientrare a Roma , non mi sono meravigliato molto che tu volessi giovarti del mio consiglio e del mio prestigio ; mi sono domandato cosa intendessi dire con le espressioni " l ' influenza e l ' appoggio " , tuttavia sono stato indotto dalla speranza a questa idea : che tu , in virtù della tua meravigliosa ed eccezionale saggezza , vuoi che io mi occupi che si tratti della tranquillità , della pace , della Concordia dei cittadini e ritenevo che questo intendimento fosse sufficientemente adatto sia alla mia disposizione naturale sia alla mia personalità . Che , se le cose stanno così e se hai a cuore di tutelare il nostro Pompeo e di riconciliarlo con te e con la Repubblica , certamente non troverai nessuno più adatto per questo incarico di me : sono stato promotore di pace , sempre quanto a lui ; non appena ne ho avuto la possibilità nei confronti del senato e quando è iniziata la lotta armata non mi sono schierato per alcuna fazione e ho ritenuto che con quella guerra si faceva torto a te e che contro la manifestazione di stima a te concessa per il favore del popolo romano nemici personali e persone invidiose si adoperavano . Però , come allora non solo fui sostenitore del tuo prestigio ma anche propugnatore nei confronti di altri per fornirti aiuto , così ora il prestigio di Pompeo mi tocca vivamente l ' animo infatti sono anni che io ho scelto voi due per trattarvi con il massimo riguardo e per esservi amico al massimo , come sono . Perciò ti chiedo o meglio ti prego supplichevolmente e ti scongiuro con insistenza affinché tu tra le tue rilevantissime incombenze possa impiegare un po’ di tempo anche a questo pensiero : come io possa con il tuo favore risultare un uomo probo riconoscente , infine devoto nel ricordo di un beneficio immenso . Se queste cose che chiedo riguardassero unicamente me stesso spererei tuttavia di poterle ottenere da te , ma come credo riguarda sia il tuo senso di realtà sia la Repubblica il fatto che io , sostenitore della pace , sia dell ' uno e l ' altro di voi due e grazie a te , sia conservato come il più idoneo a ristabilire la Concordia tra i cittadini . Siccome io in precedenza ti ho ringraziato riguardo a Lentulo , in quanto sei stato di salvezza a colui che prima lo era stato a me ; tuttavia , dopo aver letto la lettera che egli mi ha inviato con spirito di immensa gratitudine per la tua generosità e bontà , capisco che egli ha ricevuto da te una salvezza identica di quella che io ho ricevuto . Se comprendi che ti sono riconoscente per lui fa in modo te ne prego che io possa esserlo anche per Pompeo .

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Lettera ad Attico (lat-ita-en)

cristiana caserta / Cicerone
  • Created on 2022-07-18 14:31:58
  • Modified on 2023-10-06 07:40:35
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English
ut legi tuas litteras quas a Furnio nostro acceperam quibus mecum agebas ut ad urbem essem , te velle uti " consilio et dignitate mea " minus sum admiratus ; de " gratia " et de " ope " , quid significares mecum ipse quaerebam , spe tamen deducebar ad eam cogitationem ut te pro tua admirabili ac singulari sapientia de otio , de pace , de concordia civium agi velle arbitrarer , et ad eam rationem existimabam satis aptam esse et naturam et personam meam .
[ 2 ] quod si ita est et si qua de Pompeio nostro tuendo et tibi ac rei publicae reconciliando cura te attingit , magis idoneum quam ego sum ad eam causam profecto reperies neminem qui et illi semper et senatui cum primum potui pacis auctor fui nec sumptis armis belli ullam partem attigi iudicavique eo bello te violari contra cuius honorem populi Romani beneficio concessum inimici atque invidi niterentur . sed ut eo tempore non modo ipse fautor dignitatis tuae fui verum etiam ceteris auctor ad te adiuvandum , sic me nunc Pompei dignitas vehementer movet . aliquot enim sunt anni cum vos duo delegi quos praecipue colerem et quibus essem , sicut sum , amicissimus .
[ 3 ] quam ob rem a te peto vel potius omnibus te precibus oro et obtestor ut in tuis maximis curis aliquid impertias temporis huic quoque cogitationi ut tuo beneficio bonus vir , gratus , pius denique esse in maximi benefici memoria possim . quae si tantum ad me ipsum pertinerent , sperarem me a te tamen impetraturum , sed , ut arbitror , et ad tuam fidem et ad rem publicam pertinet me et pacis et utriusque vestrum . . . et ad civium concordiam per te quam accommodatissimum conservari . ego cum antea tibi de Lentulo gratias egissem , cum ei saluti qui mihi fuerat fuisses , tamen lectis eius litteris quas ad me gratissimo animo de tua liberalitate beneficioque misit , †eandem me salutem a te accepisse† quam ille . in quem si me intellegis esse gratum , cura , obsecro , ut etiam in Pompeium esse possim .
Scritta nel Formiano il 13 marzo dell’anno 705 dalla fondazione di Roma
Cicerone generale vittorioso a Cesare generale vittorioso
Quando ho letto la tua lettera che avevo ricevuto dal nostro amico Furnio , nella quale tu mi spingevi a rientrare a Roma , non mi sono meravigliato molto che tu volessi giovarti del mio consiglio e del mio prestigio ; mi sono domandato cosa intendessi dire con le espressioni " l ' influenza e l ' appoggio " , tuttavia sono stato indotto dalla speranza a questa idea : che tu , in virtù della tua meravigliosa ed eccezionale saggezza , vuoi che io mi occupi che si tratti della tranquillità , della pace , della Concordia dei cittadini e ritenevo che questo intendimento fosse sufficientemente adatto sia alla mia disposizione naturale sia alla mia personalità . Che , se le cose stanno così e se hai a cuore di tutelare il nostro Pompeo e di riconciliarlo con te e con la Repubblica , certamente non troverai nessuno più adatto per questo incarico di me : sono stato promotore di pace , sempre quanto a lui ; non appena ne ho avuto la possibilità nei confronti del senato e quando è iniziata la lotta armata non mi sono schierato per alcuna fazione e ho ritenuto che con quella guerra si faceva torto a te e che contro la manifestazione di stima a te concessa per il favore del popolo romano nemici personali e persone invidiose si adoperavano . Però , come allora non solo fui sostenitore del tuo prestigio ma anche propugnatore nei confronti di altri per fornirti aiuto , così ora il prestigio di Pompeo mi tocca vivamente l ' animo infatti sono anni che io ho scelto voi due per trattarvi con il massimo riguardo e per esservi amico al massimo , come sono . Perciò ti chiedo o meglio ti prego supplichevolmente e ti scongiuro con insistenza affinché tu tra le tue rilevantissime incombenze possa impiegare un po’ di tempo anche a questo pensiero : come io possa con il tuo favore risultare un uomo probo riconoscente , infine devoto nel ricordo di un beneficio immenso . Se queste cose che chiedo riguardassero unicamente me stesso spererei tuttavia di poterle ottenere da te , ma come credo riguarda sia il tuo senso di realtà sia la Repubblica il fatto che io , sostenitore della pace , sia dell ' uno e l ' altro di voi due e grazie a te , sia conservato come il più idoneo a ristabilire la Concordia tra i cittadini . Siccome io in precedenza ti ho ringraziato riguardo a Lentulo , in quanto sei stato di salvezza a colui che prima lo era stato a me ; tuttavia , dopo aver letto la lettera che egli mi ha inviato con spirito di immensa gratitudine per la tua generosità e bontà , capisco che egli ha ricevuto da te una salvezza identica di quella che io ho ricevuto . Se comprendi che ti sono riconoscente per lui fa in modo te ne prego che io possa esserlo anche per Pompeo .
Written in the Formian on March 13 of the year 705 from the foundation of Rome
Victorious general Cicero to victorious general Caesar
When I read your letter which I had received from our friend Furnio , in which you urged me to return to Rome , I was not very surprised that you wanted to avail yourself of my advice and prestige ; I wondered what I meant by the expressions " influence and support " , yet I was led by hope to this idea : that you , by virtue of your wonderful and exceptional wisdom , want me to take care of it . tranquility , peace , the Concord of the citizens and I felt that this understanding was sufficiently suited to both my natural disposition and my personality . That , if this is the case and if you have at heart to protect our Pompey and to reconcile him with you and with the Republic , you will certainly find no one more suitable for this position than me : I have been a promoter of peace , always as for him ; as soon as I had the chance towards the Senate and when the armed struggle began I did not take sides for any faction and I felt that with that war you were wronged and that against the expression of esteem granted to you for the favor of the Roman people personal enemies and envious people worked hard . However , just as then I was not only a supporter of your prestige but also an advocate towards others to provide you with help , so now the prestige of Pompey touches my soul deeply in fact for years I have chosen you two to treat you with the utmost respect and to be your best friend , as I am . Therefore I ask you or rather I beg you beseechingly and I implore you with insistence that among your very important tasks you may take some time even at this thought : how can I , with your favor , be an upright grateful man , finally devoted in the memory of an immense benefit . If these things I am asking only concern myself , I would still hope to be able to obtain them from you , but as I believe it concerns both your sense of reality and the Republic that I , a supporter of peace , are both of you two . and thanks to you , may he be preserved as the most suitable for re-establishing Concord among the citizens . If these things I am asking only concern myself , I would still hope to be able to obtain them from you , but as I believe it concerns both your sense of reality and the Republic that I , a supporter of peace , are both of you two . and thanks to you , he is preserved as the most suitable for re-establishing Concord among the citizens . As I previously thanked you regarding Lentulus , as you have been of salvation to him who previously had been to me ; however , after reading the letter he sent me in a spirit of immense gratitude for your generosity and goodness , I understand that he has received from you a salvation identical to that which I have received . If you understand that I am grateful to you for him , please do so I pray that I may also be grateful to Pompey

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Cicerone, De republica

cristiana caserta / Cicerone
  • Created on 2022-12-16 09:58:06
  • Modified on 2023-10-06 07:40:04
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Cicerone, De republica

cristiana caserta / Cicerone
  • Created on 2022-12-16 09:58:07
  • Modified on 2023-10-30 10:16:33
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Somnium Scipionis 9-16

cristiana caserta / Cicerone
  • Created on 2023-10-06 08:04:53
  • Modified on 2023-10-06 14:57:40
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http://www.poesialatina.it/_ns/ProsaLat/Cic/DeRepubl06.html
https://library.weschool.com/lezione/somnium-scipionis-traduzione-testo-marco-tullio-cicerone-traduzioni-latino-11941.html
( SCIP . ) Cum in Africam uenissem M ' . Manilio consuli ad quartam legionem tribunus ut scitis militum , nihil mihi fuit potius quam ut Masinissam conuenirem , regem familiae nostrae iustis de causis amicissimum . Ad quem ut ueni , conplexus me senex conlacrimauit aliquantoque post suspexit ad caelum , et : " grates " inquit " tibi ago summe Sol , uobisque reliqui caelites , quod ante quam ex hac uita migro , conspicio in meo regno et his tectis P . Cornelium Scipionem , cuius ego nomine recreor ipso : ita [ que ] numquam ex animo meo discedit illius optimi atque inuictissimi uiri memoria . " Deinde ego illum de suo regno , ille me de nostra re publica percontatus est , multisque uerbis ultro citroque habitis ille nobis est consumptus dies .

X

Post autem apparatu regio accepti , sermonem in multam noctem produximus , cum senex nihil nisi de Africano loqueretur , omniaque eius non facta solum sed etiam dicta meminisset . Deinde ut cubitum discessimus , me et de uia fessum , et qui ad multam noctem uigilassem , artior quam solebat somnus complexus est hic mihi - credo equidem ex hoc quod eramus locuti ; fit enim fere ut cogitationes sermonesque nostri pariant aliquid in somno tale , quale de Homero scribit Ennius , de quo uidelicet saepissime uigilans solebat cogitate et loqui - Africanus se ostendit ea forma quae mihi ex imagine eius quam ex ipso erat notior ; quem ubi agnoui , equidem cohorrui ; sed ille : " ades " inquit " animo et omitte timorem Scipio , et quae dicam trade memoriae .

XI

Videsne illam urbem , quae parere populo Romano coacta per me renouat pristina bella nec potest quiescere ? " ostendebat autem Karthaginem de excelso et pleno stellarum , illustri et claro quodam loco . " ad quam tu oppugnandam nunc uenis paene miles , hanc hoc biennio consul euertes , eritque cognomen id tibi per me partum quod habes adhuc hereditarium a nobis . Cum autem karthaginem deleueris , triumphum egeris censorque fueris , et obieris legatus Aegyptum , Syriam , Asiam , Graeciam , deligere iterum consul absens bellumque maximum conficies , Numantiam excindes . Sed cum eris curru in Capitolium inuectus , offendes rem publicam , consiliis perturbatam nepotis mei .

XII

Hic tu Africane ostendas oportebit patriae lumen animi ingeniique tui consiliique . Sed eius temporis ancipitem uideo quasi fatorum uiam . Nam cum aetas tua septenos octiens solis anfractus reditusque conuerterit , duoque hi numeri , quorum uterque plenus alter altera de causa habetur , circuitu naturali summam tibi fatalem confecerint , in te unum atque in tuum nomen se tota conuertet ciuitas , te senatus , te omnes boni , te socii , te Latini intuebuntur , tu eris unus in quo nitatur ciuitatis salus , ac ne multa : dictator rem publicam constituas oportebit , si impias propinquorum manus effugeris . " Hic cum exclamauisset Laelius ingemuissentque uehementius ceteri , leniter arridens Scipio : " st ! quaeso " inquit " ne me e somno excitetis , et parumper audire cetera . "

XIII

" Sed quo sis Africane alacrior ad tutandam rem publicam , sic habeto : omnibus qui patriam conseruauerint , adiuuerint , auxerint , certum esse in caelo definitum locum , ubi beati aeuo sempiterno fruantur ; nihil est enim illi principi deo , qui omnem mundum regit , quod quidem in terris fiat acceptius , quam concilia coetusque hominum iure sociati , quae ciuitates appellantur ; harum rectores et conseruatores hinc profecti huc reuertuntur . "

XIV

Hic ego etsi eram perterritus non tam mortis metu quam insidiarum a meis , quaesiui tamen uiueretne ipse et Paulus pater et alii quos nos extinctos esse arbitraremur . " immo uero " inquit " hi uiuunt qui e corporum uinclis tamquam e carcere euolauerunt , uestra uero quae dicitur uita mors est . Quin tu aspicis ad te uenientem Paulum patrem ? " quem ut uidi , equidem uim lacrimarum profudi , ille autem me complexus atque osculans flere prohibebat .

XV

Atque ego ut primum fletu represso loqui posse coepi , " quaeso " inquam " pater sanctissime atque optume , quoniam haec est uita ut Africanum audio dicere , quid moror in terris ? quin huc ad uos uenire propero ? " " non est ita " inquit ille . " nisi enim cum deus is , cuius hoc templum est omne quod conspicis , istis te corporis custodiis liberauerit , huc tibi aditus parere non potest . Homines enim sunt hac lege generati , qui tuerentur illum globum , quem in hoc templo medium uides , quae terra dicitur , iisque animus datus est ex illis sempiternis ignibus quae sidera et stellas uocatis , quae globosae et rotundae , diuinis animatae mentibus , circos suos orbesque conficiunt retinendus animus est in custodia corporis , nec iniussu eius a quo ille est uobis datus , ex hominum uita migrandum est , ne munus humanum adsignatum a deo defugisse uideamini .

XVI

Sed sic Scipio ut auus hic tuus , ut ego qui te genui , iustitiam cole et pietatem , quae cum magna in parentibus et propinquis , tum in patria maxima est ; ea uita uia est in caelum et in hunc coetum eorum qui iam uixerunt et corpore laxati illum incolunt locum quem uides - erat autem is splendidissimo candore inter flammas circus elucens - , quem uos ut a Grais accepistis orbem lacteum nuncupatis . " Ex quo omnia mihi contemplanti praeclara cetera et mirabilia uidebantur . Erant autem eae stellae quas numquam ex hoc loco uidimus , et eae magnitudines omnium quas esse numquam suspicati sumus , ex quibus erat et minima quae ultima a caelo , citima a terris luce lucebat aliena . Stellarum autem globi terrae magnitudinem facile uincebant . Iam uero ipsa terra ita mihi parua uisa est , ut me imperii nostri quo quasi punctum eius attingimus paeniteret .


[ 9 ] Dopo essere giunto in Africa in qualità di tribuno militare , come sapete , agli ordini del console Manio Manilio presso la quarta legione , nulla mi fu più gradito che incontrare Massinissa , un re molto amico della nostra famiglia per legittimi motivi . Non appena giunsi al suo cospetto , il vecchio , abbracciatomi , scoppiò in lacrime e dopo un po’ levò gli occhi al cielo e disse : " Ringrazio te , Sole eccelso , e voi altri dei celesti , perché , prima di migrare da questa vita , vedo nel mio regno e in questa reggia Publio Cornelio Scipione , al cui solo nome mi sento riconfortare ; a tal punto non è mai svanito dal mio animo il ricordo di quell ' uomo eccezionale e invitto " . In seguito io gli chiesi notizie del suo regno , quello mi domandò della nostra repubblica e , scambiate a vicenda molte parole , trascorse quella nostra giornata .

[ 10 ] Poi , ricevuti con un banchetto regale , prolungammo la nostra conversazione fino a tarda notte , mentre il vecchio non parlava di nient’altro che dell ' Africano e ricordava non solo tutte le sue imprese , ma anche i suoi detti . In seguito , quando ce ne andammo a dormire , un sonno più profondo del solito s ' impadronì di me , [ stanco ] sia per il viaggio sia per essere rimasto sveglio fino a notte fonda . A questo punto ( credo , almeno , in virtù di ciò di cui avevamo parlato : accade infatti generalmente che i nostri pensieri e le conversazioni generino durante il sonno qualcosa di simile a ciò che Ennio scrive di Omero , cui evidentemente molto spesso da sveglio era solito pensare e di cui discuteva ) mi apparve l ' Africano con quell’aspetto che mi era noto più dal suo ritratto che da lui stesso ; non appena lo riconobbi , un brivido davvero mi percorse , ma quello disse : " Sta’ calmo , deponi il tuo timore , Scipione , e tieni a mente le parole che ti dirò " .

[ 11 ] " Vedi laggiù quella città che , costretta grazie a me a ubbidire al popolo romano , rinnova le guerre di una volta e non riesce a rimanere in pace ? " Mi indicava Cartagine dall ' alto di un luogo elevatissimo e pieno di stelle , luminoso e nitido . " Tu ora vieni ad assediarla quasi come soldato semplice , ma nell’arco dei prossimi due anni la abbatterai come console e avrai , per merito tuo , quel soprannome che finora hai ereditato da me . Quando poi avrai distrutto Cartagine , avrai celebrato il trionfo , sarai stato censore e avrai percorso come ambasciatore l ' Egitto , la Siria , l ' Asia , la Grecia , verrai scelto , benché assente , come console per la seconda volta e porterai a termine una guerra importantissima : raderai al suolo Numanzia . Ma , una volta salito al Campidoglio sul carro trionfale , troverai la repubblica sconvolta dai progetti di mio nipote .

[ 12 ] A questo punto occorrerà che tu , Africano , mostri alla patria la luce del tuo coraggio , della tua intelligenza , del tuo giudizio . [ . . . ] Per farla breve , occorrerà che tu in qualità di dittatore riordini lo stato , se riescirai a sfuggire alle empie mani dei tuoi parenti " .

[ 13 ] " Ma perché tu , Africano , sia più solerte nel difendere lo stato , tieni per certo ciò : per tutti coloro che abbiano conservato gli ordinamenti della patria , l’abbiano aiutata e accresciuta , c’è una sede sicura assegnata per loro in cielo , dove possano godere felici di una vita eterna ; infatti , a quel dio sommo che regge tutto l ' universo , nulla , almeno di ciò che accade sulla Terra , è più caro delle unioni e aggregazioni di uomini associate dal diritto che sono chiamati ‘Stati’ ; chi li governa e li custodisce , partito da qui , qui ritorna .

[ 14 ] A questo punto io , anche se ero rimasto sconvolto dal timore non tanto della morte quanto delle insidie da parte de miei , gli chiesi tuttavia se fosse ancora in vita egli stesso e mio padre Paolo e gli altri che noi ritenevamo estinti . " Al contrario " , disse , " vivi sono questi , che sono volati via dalle catene del corpo come da una prigione , mentre la vostra vita , che è chiamata [ così ] , è in realtà morte . Non scorgi tuo padre Paolo , che ti viene incontro ? " . Non appena lo vidi , versai davvero un mare di lacrime , mentre egli , abbracciandomi e baciandomi , cercava di impedirmi di piangere .

[ 15 ] E io , non appena , trattenute le lacrime , fui in grado di riprendere a parlare : " Ti prego " , dissi , " padre venerabilissimo e ottimo , visto che questa è la [ vera ] vita , come sento dire dall ' Africano , a che scopo indugio sulla terra ? Perché non mi affretto a raggiungervi qui ? " . " Non funziona così " , rispose quello . " Infatti , se quel dio cui appartiene tutto lo spazio celeste che vedi non ti avrà liberato da codeste catene del corpo , per te non può essere praticabile l ' accesso a questo luogo . Gli uomini sono stati infatti generati con questa legge - cioè di custodire quella sfera che è chiamata terra , che tu scorgi in mezzo a questo spazio celeste - e a loro è stata concessa un’anima [ che deriva ] da quei fuochi eterni cui date nome di costellazioni e stelle , di forma completamente sferica , che , animati da menti divine , compiono le loro circonvoluzioni e orbite con velocità sorprendente . Perciò anche tu , Publio , e tutti gli uomini pii , dovete tenere l ' anima nella prigione del corpo , siete in grado di migrare dalla vita degli uomini senza il consenso di colui da parte del quale quella vi è stata data , perché non sembri che siate venuti meno al compito umano assegnato dalla divinità .

[ 16 ] Ma , Scipione , così come questo tuo avo e come me che ti ho generato , coltiva la giustizia e il rispetto , che , già grande nei rapporti con i genitori e i parenti , è grandissimo nei rapporti con la patria ; una vita simile è la via [ che conduce ] al cielo e a questa schiera di uomini che hanno già terminato la propria esistenza terrena e che , svincolati del corpo , abitano il luogo che vedi " . Si trattava per l’appunto di un cerchio risplendente tra le fiamme dal candore sfolgorante . " Voi , come avete appreso dai Greci , la chiamate Via Lattea " . E a me che da quel luogo contemplavo l ' universo tutto appariva magnifico e meraviglioso . C ' erano , del resto , quelle stelle che non vediamo mai dalle nostre regioni [ terrene ] e le dimensioni di tutte erano quali mai abbiamo sospettato che fossero ; tra queste la più piccola era quella che , più essendo la lontana dalla volta celeste e la più vicina alla Terra , spendeva di luce non propria . I volumi delle stelle , poi , superavano di gran lunga la grandezza della Terra . Perfino la Terra ormai mi sembrò così piccola che provai vergogna del nostro dominio , con il quale occupiamo , per così dire , un punto di questa .


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Somnium Scipionis 17-22

cristiana caserta / Cicerone
  • Created on 2023-10-06 08:14:33
  • Modified on 2023-11-23 12:08:27
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Latin
Ἑλληνική Transliterate
http://www.poesialatina.it/_ns/ProsaLat/Cic/DeRepubl06.html
XVII

Quam cum magis intuerer , " quaeso " inquit Africanus , " quousque humi defixa tua mens erit ? nonne aspicis quae in templa ueneris ? nouem tibi orbibus uel potius globis conexa sunt omnia , quorum unus est caelestis , extumus , qui reliquos omnes complectitur , summus ipse deus arcens et continens ceteros ; in quo sunt infixi illi qui uoluuntur stellarum cursus sempiterni . Huic subiecti sunt septem qui uersantur retro contrario motu atque caelum . Ex quibus unum globum possidet illa quam in terris Saturniam nominant . Deinde est hominum generi prosperus et salutaris ille fulgor qui dicitur Iouis . Tum rutilus horribilisque terris quem Martium dicitis . Deinde subter mediam fere regionem Sol obtinet , dux et princeps et moderator luminum reliquorum , mens mundi et temperatio , tanta magnitudinem ut cuncta sua luce lustret et compleat . Hunc ut comites consequuntur Veneris alter , alter Mercurii cursus , in infimoque orbe Luna radiis Solis accensa conuertitur . Infra autem eam iam nihil est nisi mortale et caducum praeter animos munere deorum hominum generi datos , supra Lunam sunt aeterna omnia . Nam ea quae est media et nona , Tellus , neque mouetur et infima est , et in eam feruntur omnia nutu suo pondera . "

XVIII

Quae cum intuerer stupens , ut me recepi , " quis hic " inquam [ quis ] " est qui conplet aures meas tantus et tam dulcis sonus ? " " hic est " inquit " ille qui interuallis coniunctus inparibus , sed tamen pro rata parte ratione distinctis , inpulsu et motu ipsorum orbium efficitur , et acuta cum grauibus temperans uarios aequabiliter concentus efficit ; nec enim silentio tanti motus incitari possunt , et natura fert ut extrema ex altera parte grauiter , ex altera autem acute sonent . Quam ob causam summus ille caeli stellifer cursus , cuius conuersio est concitatior , acuto et excitato mouetur sono , grauissimo autem hic Lunaris atque infimus ; nam terra nona inmobilis manens una sede semper haeret , complexa medium mundi locum . Illi autem octo cursus , in quibus eadem uis est duorum , septem efficiunt distinctos interuallis sonos , qui numerus rerum omnium fere nodus est ; quod docti homines neruis imitati atque cantibus , aperuerunt sibi reditum in hunc locum , sicut alii qui praestantibus ingeniis in uita humana diuina studia coluerunt . Hoc sonitu oppletae aures hominum obsurduerunt ; nec est ullus hebetior sensus in uobis , sicut ubi Nilus ad illa quae Catadupa nominantur praecipitat ex altissimis montibus , ea gens quae illum locum adcolit propter magnitudinem sonitus sensu audiendi caret . Hic uero tantus est totius mundi incitatissima conuersione sonitus , ut eum aures hominum capere non possint , sicut intueri solem aduersum nequitis , eiusque radiis acies uestra sensusque uincitur . "

XIX

Haec ego admirans , referebam tamen oculos ad terram identidem . Tum Africanus : " sentio " inquit " te sedem etiam nunc hominum ac domum contemplari ; quae si tibi parua ut est ita uidetur , haec caelestia semper spectato , illa humana contemnito . Tu enim quam celebritatem sermonis hominum aut quam expetendam consequi gloriam potes ? uides habitari in terra raris et angustis in locis , et in ipsis quasi maculis ubi habitatur uastas solitudines interiectas , eosque qui incolunt terram non modo interruptos ita esse ut nihil inter ipsos ab aliis ad alios manare possit , sed partim obliquos , partim transuersos , partim etiam aduersos stare uobis . A quibus exspectare gloriam certe nullam potestis .

XX

Cernis autem eandem terram quasi quibusdam redimitam et circumdatam cingulis , e quibus duos maxime inter se diuersos et caeli uerticibus ipsis ex utraque parte subnixos obriguisse pruina uides , medium autem illum et maximum solis ardore torreri . Duo sunt habitabiles , quorum australis ille , in quo qui insistunt aduersa uobis urgent uestigia , nihil ad uestrum genus ; hic autem alter subiectus aquiloni quem incolitis cerne quam tenui uos parte contingat . Omnis enim terra quae colitur a uobis , angustata uerticibus , lateribus latior , parua quaedam insula est circumfusa illo mari quod Atlanticum , quod magnum , quem Oceanum appellatis in terris , qui tamen tanto nomine quam sit paruis uides . Ex his ipsis cultis notisque terris num aut tuum aut cuiusquam nostrum nomen uel Caucasum hunc quem cernis transcendere potuit uel illum Gangen tranatare ? quis in reliquis orientis aut obeuntis solis ultimis aut aquilonis austriue partibus tuum nomen audiet ? quibus amputatis cernis profecto quantis in angustiis uestra se gloria dilatari uelit . Ipsi autem qui de nobis loquuntur , quam loquentur diu ?

XXI

Quin etiam si cupiat proles illa futurorum hominum deinceps laudes unius cuiusque nostrum a patribus acceptas posteris prodere , tamen propter eluuiones exustionesque terrarum , quas accidere tempore certo necesse est , non modo non aeternam , sed ne diuturnam quidem gloriam adsequi possumus .

XXII

Quid autem interest ab iis qui postea nascentur sermonem fore de te , cum ab iis nullus fuerit qui ante nati sunt ? qui nec pauciores et certe meliores fuerunt uiri , praesertim cum apud eos ipsos a quibus audiri nomen nostrum potest , nemo unius anni memoriam consequi possit . Homines enim populariter annum tantum modo solis , id est unius astri , reditu metiuntur ; re ipsa autem cum ad idem unde semel profecta sunt cuncta astra redierint , eandemque totius caeli descriptionem longi interuallis rettulerint , tum ille uere uertens annus appellari potest : in quo uix dicere audeo quam multa hominum saecla teneantur . Namque ut olim deficere sol hominibus exstinguique uisus est , cum Romuli animus haec ipsa in templa penetrauit , quandoque ab eadem parte sol eodemque tempore iterum defecerit , tum signis omnibus ad idem principium stellisque reuocatis expletum annum habeto ; cuius quidem anni nondum uicesimam partem scito esse conuersam .
17 Poiché guardavo la terra con più attenzione , l ' Africano mi disse : «Posso sapere fino a quando la
tua mente rimarrà fissa a terra ? Non ti rendi conto a quali spazi celesti sei giunto ? Eccoti sotto gli occhi tutto l ' universo compaginato in nove orbite , anzi , in nove sfere . Una sola di esse è celeste , la più
esterna , che abbraccia tutte le altre : è il dio sommo che racchiude e contiene in le restanti . In essa
sono confitte le sempiterne orbite circolari delle stelle , cui sottostanno sette sfere che ruotano in
direzione opposta , con moto contrario all ' orbita del cielo . Di tali sfere una è occupata dal pianeta
chiamato , sulla terra , Saturno . Quindi si trova quel fulgido astro - propizio e apportatore di salute per il
genere umano - che è detto Giove14 . Poi , in quei bagliori rossastri che tanto fanno tremare la terra , c ' è il pianeta che chiamate Marte . Sotto , quindi , il Sole occupa la regione all ' incirca centrale : è guida ,
sovrano e regolatore degli altri astri , mente e misura dell ' universo , di tale grandezza , che illumina e
avvolge con la sua luce tutti gli altri corpi celesti . Lo seguono , come compagni di viaggio , ciascuno
secondo il proprio corso , Venere e Mercurio15 , mentre nell ' orbita più bassa ruota la Luna , infiammata
dai raggi del Sole . Al di sotto , poi , non c ' è ormai più nulla , se non mortale e caduco , eccetto le anime ,
assegnate per dono degli dèi al genere umano ; al di sopra della Luna tutto è eterno . La sfera che è
centrale e nona , ossia la Terra , non è infatti soggetta a movimento , rappresenta la zona più bassa e
verso di essa sono attratti tutti i pesi , per una forza che è loro propria»
Dopo aver osservato questo spettacolo , non appena mi riebbi , esclamai : «Ma che suono è questo ,
così intenso e armonioso , che riempie le mie orecchie ? » . «È il suono» , rispose , «che sull ' accordo di
intervalli regolari , eppure distinti da una razionale proporzione , risulta dalla spinta e dal movimento
delle orbite stesse e , equilibrando i toni acuti con i gravi , crea accordi uniformemente variati16 ; del
resto , movimenti così grandiosi non potrebbero svolgersi in silenzio e la natura richiede che le due
estremità risuonino , di toni gravi l ' una , acuti l ' altra . Ecco perché l ' orbita stellare suprema , la cui
rotazione è la più rapida , si muove con suono più acuto e concitato , mentre questa sfera lunare , la più
bassa , emette un suono estremamente grave ; la Terra infatti , nona , poiché resta immobile , rimane
sempre fissa in un ' unica sede , racchiudendo in il centro dell ' universo . Le otto orbite , poi , all ' interno
delle quali due hanno la stessa velocità17 , producono sette suoni distinti da intervalli , il cui numero è ,
possiamo dire , il nodo di tutte le cose ; imitandolo , gli uomini esperti di strumenti a corde e di canto si
sono aperti la via per ritornare qui , come gli altri che , grazie all ' eccellenza dei loro ingegni , durante la
loro esistenza terrena hanno coltivato gli studi divini18
Le orecchie degli uomini , riempite da tale suono , sono diventate sorde . Nessun organo di senso , in
voi mortali , è più debole : allo stesso modo , dove il Nilo , da monti altissimi , si getta a precipizio nella
regione chiamata Catadupa , abita un popolo che , per l ' intensità del rumore , manca dell ' udito . Il suono ,
per la rotazione vorticosa di tutto l ' universo , è talmente forte , che le orecchie umane non hanno la
capacità di coglierlo , allo stesso modo in cui non potete fissare il sole , perché la vostra percezione
visiva è vinta dai suoi raggi» .
Io , pur osservando stupito tali meraviglie , volgevo tuttavia a più riprese gli occhi verso la terra .
[ 20 ] Io , pur contemplando queste meraviglie , volgevo tuttavia di tanto in tanto gli occhi verso la Terra . Allora l ' Africano disse : " Mi accorgo che contempli ancora la sede e la dimora degli uomini ; ma se questa ti sembra così piccola , come è , contempla continuamente questo mondo celeste e non ti curare di quelle vicende umane . Tu infatti quale celebrità puoi mai raggiungere nei discorsi degli uomini , quale gloria che valga la pena di essere ricercata ? [ . . . ] "
[ 22 ] " Forse che da queste stesse terre abitate e conosciute il nome tuo o di qualcun altro di noi ha potuto valicare questo Caucaso che scorgi qui oppure oltrepassare quel Gange ? Chi udirà il tuo nome nelle rimanenti estreme regioni d’Oriente e d’Occidente oppure a Settentrione o a Meridione ? Una volta eliminate queste , ti accorgi senz ' altro in quali ristretti confini la vostra gloria vuole espandersi . E gli stessi che parlano di noi , per quanto tempo ne parleranno ?

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De oratore I, 18-20

cristiana caserta / Cicerone
La parola sboccia dalla conoscenza delle cose
Latin
italiano
http://www.poesialatina.it/_ns/ProsaLat/Cic/DeOrat01.html
https://inostritempisupplementari.files.wordpress.com/2013/10/cicerone-il-perfetto-oratore.pdf

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De oratore I, 18-20

cristiana caserta / Cicerone
  • Created on 2023-10-10 12:09:24
  • Modified on 2023-10-17 08:56:55
  • Translated by G. Norcio
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La parola sboccia dalla conoscenza delle cose
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italiano
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La terra è minuscola

cristiana caserta / Cicerone
  • Created on 2023-11-23 12:42:05
  • Translated by G. Bertagni
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italiano
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http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/filosofiaantica/scipione.pdf
Io , pur osservando stupito tali meraviglie , volgevo tuttavia a più riprese gli occhi verso la terra . Allora l ' Africano disse : «M’avvedo che contempli ancora la sede e la dimora degli uomini ; ma se davvero ti sembra così piccola , quale in effetti è , non smettere mai di tenere il tuo sguardo fisso sulle cose celesti e disprezza quelle umane . Tu infatti quale celebrità puoi mai raggiungere nei discorsi della
gente , quale gloria che valga la pena di essere ricercata ? Vedi che sulla terra si abita in zone sparse e ristrette e che questa sorta di macchie in cui si risiede è inframmezzata da enormi deserti ; inoltre , gli abitanti della terra non solo sono separati al punto che , tra di loro , nulla può diffondersi dagli uni agli altri , ma alcuni sono disposti , rispetto a voi , in senso obliquo , altri trasversalmente , altri ancora si trovano addirittura agli antipodi . Da essi , gloria non potete di certo attendervene . Nota , inoltre , che la terra è in un certo senso incoronata e avvolta da fasce : due di esse , diametralmente opposte e appoggiate , sui rispettivi lati , ai vertici stessi del cielo , s ' irrigidiscono per la brina , mentre la fascia centrale , laggiù , la più estesa , è arsa dalla vampa del sole . Al suo interno , due sono le zone abitabili : la regione australe , , nella quale gli abitanti lasciano impronte opposte alle vostre , non ha nulla a che fare con la vostra razza ; quanto a quest ' altra , invece , che abitate voi , esposta ad aquilone , guarda come vi tocchi solo in misura minima . Nel suo complesso infatti la terra che è da voi abitata , stretta ai vertici , più larga ai lati , è , come dire , una piccola isola circondata da quel mare che sulla terra chiamate Atlantico , Mare Magno , Oceano , ma che , a dispetto del nome altisonante , vedi bene quanto sia minuscolo .

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