Baccanti

Francesco Mambrini /
  • Created on 2017-05-15 15:44:51
  • Modified on 2017-05-18 08:48:28
  • Aligned by Francesco Mambrini
Ἑλληνική Transliterate
italiano
urn:cts:greekLit:tlg0006.tlg017.perseus-grc1
ἥκω Διὸς παῖς τήνδε Θηβαίων χθόνα
Διόνυσος , ὃν τίκτει ποθ᾽ Κάδμου κόρη
Σεμέλη λοχευθεῖσ᾽ ἀστραπηφόρῳ πυρί :
μορφὴν δ᾽ ἀμείψας ἐκ θεοῦ βροτησίαν
πάρειμι Δίρκης νάματ᾽ Ἰσμηνοῦ θ᾽ ὕδωρ .
ὁρῶ δὲ μητρὸς μνῆμα τῆς κεραυνίας
τόδ᾽ ἐγγὺς οἴκων καὶ δόμων ἐρείπια
τυφόμενα Δίου πυρὸς ἔτι ζῶσαν φλόγα ,
ἀθάνατον Ἥρας μητέρ᾽ εἰς ἐμὴν ὕβριν .
αἰνῶ δὲ Κάδμον , ἄβατον ὃς πέδον τόδε
τίθησι , θυγατρὸς σηκόν : ἀμπέλου δέ νιν
πέριξ ἐγὼ ' κάλυψα βοτρυώδει χλόῃ .
λιπὼν δὲ Λυδῶν τοὺς πολυχρύσους γύας
Φρυγῶν τε , Περσῶν θ᾽ ἡλιοβλήτους πλάκας
Βάκτριά τε τείχη τήν τε δύσχιμον χθόνα
Μήδων ἐπελθὼν Ἀραβίαν τ᾽ εὐδαίμονα
Ἀσίαν τε πᾶσαν , παρ᾽ ἁλμυρὰν ἅλα
κεῖται μιγάσιν Ἕλλησι βαρβάροις θ᾽ ὁμοῦ
πλήρεις ἔχουσα καλλιπυργώτους πόλεις ,
ἐς τήνδε πρῶτον ἦλθον Ἑλλήνων πόλιν ,
τἀκεῖ χορεύσας καὶ καταστήσας ἐμὰς
τελετάς , ἵν᾽ εἴην ἐμφανὴς δαίμων βροτοῖς .
πρώτας δὲ Θήβας τῆσδε γῆς Ἑλληνίδος
ἀνωλόλυξα , νεβρίδ᾽ ἐξάψας χροὸς
θύρσον τε δοὺς ἐς χεῖρα , κίσσινον βέλος :
ἐπεί μ᾽ ἀδελφαὶ μητρός , ἃς ἥκιστα χρῆν ,
Διόνυσον οὐκ ἔφασκον ἐκφῦναι Διός ,
Σεμέλην δὲ νυμφευθεῖσαν ἐκ θνητοῦ τινος
ἐς Ζῆν᾽ ἀναφέρειν τὴν ἁμαρτίαν λέχους ,
Κάδμου σοφίσμαθ᾽ , ὧν νιν οὕνεκα κτανεῖν
Ζῆν᾽ ἐξεκαυχῶνθ᾽ , ὅτι γάμους ἐψεύσατο .
τοιγάρ νιν αὐτὰς ἐκ δόμων ᾤστρησ᾽ ἐγὼ
μανίαις , ὄρος δ᾽ οἰκοῦσι παράκοποι φρενῶν :
σκευήν τ᾽ ἔχειν ἠνάγκασ᾽ ὀργίων ἐμῶν ,
καὶ πᾶν τὸ θῆλυ σπέρμα Καδμείων , ὅσαι
γυναῖκες ἦσαν , ἐξέμηνα δωμάτων :
ὁμοῦ δὲ Κάδμου παισὶν ἀναμεμειγμέναι
χλωραῖς ὑπ᾽ ἐλάταις ἀνορόφοις ἧνται πέτραις .
δεῖ γὰρ πόλιν τήνδ᾽ ἐκμαθεῖν , κεἰ μὴ θέλει ,
ἀτέλεστον οὖσαν τῶν ἐμῶν βακχευμάτων ,
Σεμέλης τε μητρὸς ἀπολογήσασθαί μ᾽ ὕπερ
φανέντα θνητοῖς δαίμον᾽ ὃν τίκτει Διί .
Suol di Tebe , a te giungo . Io son Diòniso ,
generato da Giove , e da Semèle
figlia di Cadmo , a cui disciolse il grembo
del folgore la fiamma . Ora , mutate
le sembianze celesti in forma umana ,
di Dirce all’acqua , ai flutti ismeni vengo .
Dell’arsa madre a questa reggia presso
veggo la tomba ; le rovine veggo
della sua casa , ove il celeste fuoco
fumiga , vivo ancor : della vendetta
d’Era contro mia madre eterno segno .
lode a Cadmo che inaccesso volle
questo recinto , e sacro alla sua figlia ;
ed io lo ascosi sotto tralci e grappoli .
Abbandonati i lidî solchi e i frigi ,
feraci d’oro , e i persiani campi
saettati dal sole , e le città
di Battria , e il gelo della nuda terra ,
all’Arabia Felice e all’Asia giunto
che presso giace al salso mare , e vanta
città belle turrite , popolose
d’Ellèni e insiem di barbari , e le danze
quivi introdotte e i riti miei , ché chiaro
fosse ai moitali ch’io son nume , a questa
città d’Ellèni primamente io giunsi .
E l’urlo eccitatore in Tebe prima
che in ogni altra città d’Ellade alzai ,
e le addossai del daino il vello , e in pugno
le posi il tirso , il giavellotto d’ellera ,
perchè le suore di mia madre , quelle
che meno lo dovean , disser che mai
figlio non fu Diòniso di Giove ,
e che Semèle , da un mortale incinta ,
a Giove attribuita avea la colpa ,
per consiglio di Cadmo : onde l’Iddio
per le nozze mentite a lei die’ morte .
Però fuor dalle case io le cacciai
in preda alla follia . Prive di senno
han per dimora il monte ; e le costrinsi
ad indossar dell’orgie mie le spoglie .
E quante donne ha la città di Cadmo ,
fuor delle case a delirare io spinsi ;
e donne insieme e giovinette corrono
a ciel sereno sotto i verdi abeti .
Voglia o non voglia , deve Tebe intendere
che priva è ancor dei riti miei , che deve
me per mia madre celebrar , ch’io sono
figlio di Giove , e Nume apparvi agli uomini .
Cadmo il regio poter diede a Pentèo
che di sua figlia nacque , e ch’ora lotta
contro la mia divinità , m’esclude
dai sacrifici , e nelle preci oblia .
Dunque , a lui mostrerò che nume io sono ,
ed a tutti i Tebani . E stabilite
qui tali cose , il piede volgerò
ad altra terra , a rivelarmi . E se
Tebe , salita in ira , le Baccanti
tenti dal monte discacciar con l’armi ,
contro essa a pugna io guiderò le Mènadi .
Venni perciò , mortai parvenza assunsi ,
e mutai la mia forma in forma umana .
Si volge verso l’ interno della scena .
Or voi che abbandonato il propugnacolo
di Lidia , il Tmolo , o mie seguaci , o femmine
che della via compagne e dell’impresa
dalle barbare terre io meco addussi ,
levate i frigi timpani , che insieme
Rea madre ed io trovammo , e circondata
la reggia di Pentèo , forte vibrateli ,
che la città di Cadmo oda . Frattanto
del Citerone fra le gole io muovo ,
e danze intreccerò con le Baccanti .

( 151 ) 53% GRC
( 133 ) 47% GRC - ITA

( 177 ) 31% GRC - ITA
( 395 ) 69% ITA