Caesar, De bello Gallico 7.36.1-4
Giacomo Pernigotti / Testi latini antichi / Cesare
- Created on 2020-10-25 08:55:52
- Translated by Emma Rabozzi
- Aligned by Giacomo Pernigotti
Latin
italiano
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neque ullum fere diem intermittebat quin equestri proelio interiectis sagittariis , quid in quoque esset animi ac virtutis suorum perspiceret . Erat e regione oppidi collis sub ipsis radicibus montis , egregie munitus atque ex omni parte circumcisus ; quem si tenerent nostri , et aquae magna parte et pabulatione libera prohibituri hostes videbantur . Sed is locus praesidio ab his non nimis firmo tenebatur . Tamen silentio noctis Caesar ex castris egressus , priusquam subsidio ex oppido veniri posset , deiecto praesidio potitus loco duas ibi legiones collocavit fossamque duplicem duodenum pedum a maioribus castris ad minora perduxit , ut tuto ab repentino hostium incursu etiam singuli commeare possent .
e
non
lasciava
passare
quasi
nessun
giorno
senza
esaminare
con
uno
scontro
di
cavalleria
dopo
avervi
unito
gli
arcieri
,
quale
coraggio
e
valore
ci
fosse
in
ciascuno
dei
suoi
.
C’era
di
fronte
alla
città
un
colle
proprio
sotto
le
falde
del
monte
,
straordinariamente
protetto
e
scosceso
da
ogni
parte
;
se
i
nostri
se
ne
fossero
impadroniti
,
e
sembrava
che
avrebbero
impedito
ai
nemici
gran
parte
del
rifornimento
di
acqua
e
un
libero
foraggiamento
.
Però
quella
posizione
era
occupata
da
loro
con
una
guarnigione
non
troppo
numerosa
.
Tuttavia
nel
silenzio
della
notte
Cesare
uscito
dall’accampamento
,
prima
che
si
potesse
dalla
città
giungere
in
aiuto
,
scacciata
la
guarnigione
impadronitosi
della
posizione
vi
dispose
due
legioni
e
fece
condurre
un
duplice
fossato
di
dodici
piedi
dall’accampamento
maggiore
a
quello
minore
,
affinché
anche
ad
uno
ad
uno
potessero
andare
e
venire
al
sicuro
da
un
improvviso
attacco
dei
nemici
.