Cesare De bello Gallico 6.27
Cinzia Mazzarino /
- Created on 2019-02-23 15:18:41
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Traduzione italiana di Cesare, De bello Gallico 6.27.
Latin
italiano
Sunt item , quae appellantur alces . Harum est consimilis capris figura et varietas pellium , sed magnitudine paulo antecedunt mutilaeque sunt cornibus et crura sine nodis articulisque habent . Neque quietis causa procumbunt neque , si quo adflictae casu conciderunt , erigere sese aut sublevare possunt . His sunt arbores pro cubilibus ; ad eas se adplicant atque ita paulum modo reclinatae quietem capiunt . Quarum ex vestigiis cum est animadversum a venatoribus quo se recipere consuerint , omnes eo loco aut ab radicibus subruunt aut accidunt arbores , tantum ut summa species earum stantium relinquatur . Huc cum se consuetudine reclinaverunt , infirmas arbores pondere adfligunt atque una ipsae concidunt .
Allo
stesso
modo
vi
sono
quelli
che
si
chiamano
alci
.
Di
questi
la
forma
e
la
varietà
di
pelli
è
simile
alle
capre
;
ma
di
poco
le
superano
in
grandezza
e
sono
monche
nelle
corna
e
hanno
zampe
senza
giunture
o
articolazioni
;
né
si
sdraiano
per
il
riposo
,
né
,
se
per
qualche
incidente
sono
caduti
,
possono
rialzarsi
,
o
sollevarsi
.
A
questi
gli
alberi
servono
da
giacigli
:
si
appoggiano
ad
essi
e
così
un
poco
piegati
prendono
sonno
.
Grazie
alle
orme
di
questi
,
quando
è
scoperto
dai
cacciatori
dove
siano
soliti
ritirarsi
,
scalzano
tutti
gli
alberi
dalle
radici
o
li
tagliano
in
quel
posto
,
tanto
che
si
lasci
nella
sommità
l’aspetto
di
quelli
che
stanno
dritti
.
Quando
secondo
l’abitudine
gli
alci
si
sono
qui
appoggiati
,
col
peso
fanno
cadere
gli
alberi
malfermi
ed
essi
cadono
insieme
.